1969-1970

 
QUATTRO AMICI AL BAR 

                                                                                                   
Riccardo Mambretti ricorda:  “In Liguria, a Levanto, si riuniscono quattro amici per vedere se sia possibile progettare e costruire una barca capace di alloggiare sottocoperta 5 o 6 passeggeri, per dormire e per pranzare comodamente seduti con una buona vista sul mare, con sufficiente spazio per 3 o 4 persone a prendere il sole in navigazione, stare seduti in tutta sicurezza, cucinare e avere tutti i servizi e i comfort di bordo. Anche le prestazioni, come la velocità e l’autonomia, dovrebbero essere soddisfacenti, e il costo… non se ne parla nemmeno perché il tutto sembra già una follia! L’unico limite invalicabile, almeno all’epoca, era la sua lunghezza massima, che non doveva superare i sei metri e trenta perché avrebbe dovuto essere “invernata” nel magazzino di Amedeo, lungo sei metri e mezzo. Ricordo come fosse adesso le parole di Gino: ”se ci riuscite, la compro io”.
I quattro amici sono Mario Caprara, Gino Paoli, Amedeo Campodonico e io. Abbiamo tutti e quattro una lunga esperienze di mare, di motori, di pesca, di barche, e siamo amici da molti anni.
Non cito in questa sede le strane  e sicuramente casuali analogie della nostra vicenda con la canzone di Gino “quattro amici al bar”; fatto sta che io e Mario progettiamo la barca, il cantiere Dogale di Venezia la costruisce, il magazzino di Amedeo la ospita e Gino ne diviene l’armatore dopo che, per sicurezza, da lui e dagli altri amici quella strana barca viene collaudata per 2000 miglia marine, in tutte le condizioni di tempo e di mare e spesso con a bordo le rispettive consorti… si sa che le barche devono piacere anche alle proprie compagne! Di ritorno da una lunga crociera in Yugoslavia l’UFO – così era stata battezzata la barca dal personale del cantiere - viene trasportata a Genova: Astrid Muckermann,Segretario Generale dell’UCINA, ci offre la possibilità di esporla al pubblico nel piazzale d’ingresso del prestigioso Salone Nautico.

Sembra in effetti più un disco volante che un motoscafo, donde il nome UFO che da allora non ci ha più abbandonato, neanche nei numerosi progetti realizzati negli anni successivi.”